Non è se non nel principio del decimosesto secolo che nell'ordinanza generale dell'infanteria si trovano miste le armi da trarre e da ferir da presso, e pare che negli eserciti di Carlo quinto si sia cominciata questa piú larga applicazione delle nuove armi derivanti dalla scoperta della polvere. Possiamo quindi conchiudere che nel periodo che discorriamo le armi si conservarono in principio come nell'antecedente periodo, particolarmente per tutto ciò che riguarda quelle difensive e per la cavalleria che poco risentivasi dei nuovi metodi e nella sua composizione e nel suo armamento. Piú positivo e piú compiuto divenne il cambiamento per la guerra d'assedio a cagione dell'uso di nuove macchine che mostraron facilmente la loro superioritá sulle antiche.
Gli ordini, che sono una conseguenza necessaria ed un riflesso della natura delle armi, si risentivano di ciò che vi era di misto e d'indeterminato in queste ultime. Le armi da fuoco dovevano direttamente mutare gli ordini nel far diminuire la profonditá ed estendere il fronte; ma questo risultamento, lento come tutte le innovazioni, trovava ostacoli nella forza di ciò che esisteva per costumanza. Da quanto dicemmo è ben chiaro che in questo periodo l'ordine profondo restò l'ordine primitivo ed abituale della fanteria di battaglia. Quelli che lo sostenevano si appoggiavano alle classiche tradizioni dei popoli colti della antichitá, che a quell'epoca erano considerati come modelli di tutte le discipline e la cui imitazione piú compiuta era la scala sulla quale si misurava il merito dei detti e dei fatti.
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Carlo
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