Le guerre di Solimano e quelle dei capitani francesi del tempo sono pruove novelle che vengono ad avvalorare la nostra assertiva. Maurizio elettore di Sassonia era un generale pieno del vigoroso istinto della gran guerra, di cui vediamo indicato il carattere in tutti gli Stati belligeranti di allora. Ciò doveva essere, mentre il combattimento si era ingrandito, le guerre civili della feudalitá finite, le nazioni combattevano tra esse per mezzo di eserciti permanenti, con vasti spazi da percorrere, da conquistare, da difendere, e le campagne dovevano avere una durata corrispondente allo scopo della guerra. Tutte queste circostanze forzavano l'ingegno umano a svilupparsi nella direzione delle sue necessitá, per la qual cosa, come dicemmo, la strategia fu sentita, presentita e praticata, benché non composta ed elevata a grado di scienza. Queste istesse circostanze resero indispensabile un sistema di amministrazione militare, essendo divenuti gli eserciti colonie operanti. Ma l'imperfezione dell'amministrazione degli Stati faceva sentirsi nell'esercito, per cui la guerra era funesta alle contrade che n'erano il teatro; e basta la presa di Roma del contestabile Borbone, cosí per la cagione come per gli effetti, a far comprendere che cosa fosse l'amministrazione di un esercito del piú potente sovrano di que' tempi. Può dirsi per la tattica che le stesse enunciate circostanze che aveano fatto giungere gli spiriti elevati alle combinazioni della parte trascendente dell'arte, dovevano produrre lo stesso risultamento per muovere le masse che si urtavano tra esse, per ordinarne e sottometterne a calcolo i movimenti ed i loro effetti.
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