Il passo e la novitá erano di gran momento pei progressi della scienza della guerra e per l'ordine sociale: la forza della societá aveva cambiato di posto, di scopo e di mezzi. Servire la societá allora rappresentata dalla monarchia era ben differente dal comandarla: servir lungamente, servire uniti, stabilire nella scienza della guerra esclusivamente il proprio Stato, ivi temer le pene e sperare i compensi, ravvisar nel monarca non l'emulo, non il primo tra i pari, ma il distributore quasi che esclusivo della sventura o della fortuna, erano potenti incitamenti a pensare, a volere, a poter promuovere i progressi della disciplina e della scienza della guerra. Tornata che fu cittadina divenne nel tempo medesimo professione, abitudine, orgoglio e speranza, piú nobile nello scopo, piú vasta nelle sue applicazioni.
Per le armi operavasi un movimento che corrispondeva a quello osservato nella scelta degli uomini, cioè che se nel periodo antecedente quelle da fuoco erano considerate come ausilio destinato a venire in luogo dell'arco e della fionda e non ad entrare come elemento nell'ordine di battaglia della fanteria, nell'epoca di cui discorriamo si vide i moschetti essere in una proporzione sempre crescente con le picche ed alternare con esse a vicenda negli ordini e nelle file. La cavalleria stessa cominciò ad essere fornita di armi da fuoco e, al dire degli storici militari, a farne talmente uso da mancare alle condizioni e allo scopo della natura dell'arma. Le armi difensive seguivano l'impulso che derivava dalla introduzione delle armi da fuoco, poiché bisognava che fossero in istato di mettere a coperto dall'effetto di esse (il che ne accresceva il peso) e che fossero insieme diminuite, per non nuocere alla mobilitá che i nuovi ordini richiedevano: cosí avvenne, benché lentamente.
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