Da questo quadro rapido dei militari scrittori adottati dal Tago alla Meva e dal Texel al Faro vien dimostrata l'unitá scientifica dell'arte, la quale suppone quella dello scibile e dello stato sociale, che ora dimostreremo.
Non puň cader dubbio alcuno sul progresso delle scienze esatte in quest'epoca. Se gittiamo uno sguardo sui coltivatori delle matematiche in Italia e sulle scoperte di Pascal in Francia, l'asserzione č giá dimostrata; ma lo č piú compiutamente dall'applicazione delle matematiche alla fisica, che diede in quel tempo autori distinti, i quali hanno lasciato un nobile retaggio nelle scoperte successive di alta utilitá che dalle loro elucubrazioni risultarono. Basterá per non dilungarci di troppo, citare il barometro di Torricelli e tutte quelle parziali scoperte fatte da Gurke e De Sangulier che furono riunite e sviluppate dal gran Newton. Le veritá poste in luce da questo genio non possono essere il risultamento degli studi di un uomo solo, se questi non sieno agevolati dallo stato delle scienze: Omero č possibile fino ad un certo punto in una societá barbara, ma non Newton. Malgrado questi indicati ed incontrastabili progressi, la chimica conservava nelle sue investigazioni il carattere di una scienza piú occulta che filosofica. La medicina avanzavasi mercé le cure di Stahl, di Gioacchino Bucher, di Hams, di Sydenham, di Clisson. Le scienze naturali profittavano e si risentivano di questi progressi, siccome addimostrano i lavori di Merian, di Blois e di Severino in istoria naturale, e quelli di Rey, di Turnefort, di Grčve e di Malpichi in botanica, i quali eran perň lontani da quella perfezione che Linneo, Buffon, Volta e Cuvier dieder loro riassumendoli.
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