L'imitazione che forse noceva allo sviluppo spontaneo ed originale della intelligenza nazionale accelerò nondimeno la importanza politica e militare di questo impero che progrediva, combatteva ed influiva al tempo stesso sull'Oder, sul Danubio e sul Fasi. Avea flotte nel mar Nero e nel Mediterraneo, dominava la Polonia, acquistava terreno in Finlandia, in Crimea e nelle provincie del Caucaso: l'esercito paziente, valoroso e pieno d'entusiasmo per chi reggeva l'impero, l'amor proprio nazionale vivissimo, la civiltá europea facentesi strada; tutto questo formava nuovi elementi che doveano modificare il sistema stabilito a Munster.
La Scandinavia rientrava nella posizione che la natura assegnavale dopo che grandi potenze eran sorte nella parte settentrionale d'Europa. La Svezia dominata e divisa dai partiti mostrò nella guerra de' sette anni quanto fosse diversa da ciò che era in quella de' trent'anni. Un principe distinto concentrando nelle sue mani il potere, volle e cominciò a rialzarla, ma gli mancò il tempo e forse ancor l'occasione.
La Danimarca retta con saggia politica interna ed esterna progrediva in ogni senso.
Il Portogallo divenuto per cosí dire colonia inglese in virtú del trattato di Mathuen ed afflitto da una orribile calamitá fisica, era in decadenza. Ebbe poi il torto di non saper comprendere e non voler tollerare un gran ministro che volea rialzarlo dall'umile stato in che era caduto.
A quanto abbiamo sinora detto sullo stato d'Europa vuolsi aggiungere che l'America colonizzata diveniva omai teatro di guerra, e la sua influenza era passiva.
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