V'era per altro un fondo di vero nella debolezza dell'ordine sottile nei movimenti da essi posti in luce; talché nell'epoca seguente non solo l'ordinanza del 1791 ma l'esperienza ristabilirono con saggio eclettismo in fatto di tattica l'armonia fra l'ordine profondo e il sottile. In artiglieria Scheel, Durtubic, Saint-Remy, Pappacini fecero progredire la parte teorica della scienza, mercé di tutti gli artifici militari e di tutto ciò che teneva alla costruzione delle macchine da guerra. In fatto di fortificazione l'opera piú importante, considerata come un gran tentativo fallito, fu la Fortificazione perpendicolare del Montalembert. I regolamenti d'ogni maniera abbondarono nell'epoca della quale parliamo.
Questo era lo stato della militare letteratura. Sembra a prima vista che a misura che la scienza progredisce, mercé del perfezionamento dei suoi metodi debba divenire piú facile ed in conseguenza debba sorgere un maggior numero di gran capitani che ne facciano una giusta applicazione. Sembra pur naturale che nelle epoche ove sorge un genio che riassume le cognizioni del tempo e le fa avanzare con la sua potente influenza, gl'ingegni debbano svilupparsi e conseguitarne una scuola di capitani illustri. Ma nel secolo decimottavo ciò non avvenne, ché anzi il numero degli uomini eminenti nell'arte fu minore che nei secoli scorsi. Ma passiamo a provare quel che abbiamo asserito.
La Francia ove il genio militare ha avuto sede in tutti i tempi, fu sterile in grandi uomini di guerra, e i piú distinti in gradi diversi furono due stranieri, Maurizio di Sassonia e Lovhendal.
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