Dopo di lui nella guerra de' sette anni la gloria dell'esercito russo fu dovuta piuttosto all'intrepiditá delle truppe che al merito de' suoi capi, e il gran Federico caratterizzò i russi con un motto profondo, dicendo ch'era "piú difficile il vincerli che l'ammazzarli". Piú tardi il Romanzof si mostrò capitano ardito - il suo passaggio del Danubio ne fa fede - e le sue campagne sono superiori a quelle troppo vantate del Potemkin, nel cui ingegno era alcunché di brutale e di sregolato, ma che allora venía secondato dal Souwarow del quale piú in lá parleremo.
La Turchia nella sua decadenza che proveniva dalla sua inferioritá in fatto di civiltá rispetto all'Europa, riportò dei successi contro gli austriaci; ma questi furon dovuti al valore per cosí dire individuale delle numerose sue truppe, al clima caldissimo che indeboliva l'esercito nemico e soprattutto agli errori dei generali dell'Austria e alla falsa direzione che dava alle cose il consiglio aulico di Vienna. Nella guerra finita nel 1739 del pari che nell'ultima la quale ebbe fine nel 1790, le cause furono le medesime, meno il genio del Laudon che mancò nella prima.
La riputazione militare degli svedesi si sostenne in Finlandia, quantunque niun capo di gran nome sorto fosse a rappresentarla, ma si perdette nella guerra de' sette anni.
In Polonia non vi era progresso nella scienza perché non ve n'era nello stato sociale.
Nel mezzogiorno d'Europa la scienza era stazionaria e priva d'illustri rappresentanti, meno di Gages che nelle campagne d'Italia del 1744 mostrò molta intelligenza e venne apprezzato dal gran Federico nelle sue operazioni dell'Italia meridionale.
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