Abbiamo fatto notare il come la strategia dominasse la tattica. Ed in effetto non si apriva una campagna per incontrare il nemico, ma si cercava di occupare i punti strategici ed in ogni battaglia si tendeva a impedire al nemico di riprendere le comunicazioni perdute pei movimenti strategici, e non appena erasi guadagnato uno di questi punti, da esso passavasi agli altri per la strada piú corta; per modo che chi era attaccato, battuto strategicamente, veniva a battaglia non per vincere ma per potersi ritirare. Questa sola condizione rendeva la lotta ineguale nelle sue conseguenze, e chi trionfava separava il suo avversario da tutti i suoi depositi e penetrava nel centro dello Stato, nella capitale, e cosí costringea a delle paci le quali rassomigliavano alla capitolazione di una piazza la cui breccia fu aperta. La pace di Presburgo dopo due mesi nel 1805, quella di Tilsit nel 1807 e quella di Vienna nel 1809 compruovano la nostra asserzione; e però altrettanto sagace che luminosa troviamo la denominazione di "battaglie strategiche" data dal general Lamarque a quelle combattute in tali campagne(45). E la piú compiuta di tali operazioni ebbe luogo nei cinque giorni del 1809, che cominciarono il diciotto aprile e finirono il ventitré col combattimento di Ratisbona, ove il perno tenne fermo e la riunione si operò combattendo ed isolando le numerose masse del nemico, e si occupò la capitale un mese dopo il cominciamento delle ostilitá.
Questa rapida distruzione delle forze ordinarie e regolari dello Stato rese indispensabile l'armamento e l'ordinamento di tutta la popolazione virile per difendersi contro guerre che non si limitavano alla periferia, ma che penetravano nell'interno dello Stato.
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