Nell'esercito francese la scuola di quelli che avevano guerreggiato sul Reno differiva da quella di coloro che avevano combattuto in Italia: i primi avevano piú metodo, che non escludeva l'ardire ma era frutto del calcolo, ed il Saint-Cyr n'era la piú chiara espressione; negli altri l'ardire era nell'istinto, e Massena e Lannes ne sono i migliori rappresentanti. La guerra della penisola fece conoscere Suchet, ch'ebbe costanti successi ed il quale seppe conciliarsi l'amore degli spagnuoli per la stima che loro ispirò, e seppe comandare con buon successo alle truppe francesi non solo ma alle straniere bensí, raccolte sotto le bandiere di Francia dalle sponde della Vistola a quelle del Sebeto, imprimendo loro una eguale impulsione e ispirando la confidenza medesima. Il duce britannico che fece la piú figura in questa guerra succedendo al Moore, uffiziale distinto che poteva elevarsi ad una piú alta riputazione, fu Wellington, cui si può appropriare la saggia espressione del Foy per caratterizzare l'esercito inglese, cioè di avere la calma nella collera. Questa qualitá è il segreto della carriera del duce britannico, che non è stato mai battuto. Le sue battaglie furono difensive: considerò il Portogallo come una cittadella e la Spagna come una piazza alleata che dovea esser soccorsa dal nord; il che costituisce un gran capitano.
Tali furono i capitani di questa epoca. È quistione se i secoli decimosesto e decimosettimo ne abbiano dati piú in una certa misura; ma non potendo risolvere un sí alto problema, ci limitiamo a dire che molte operazioni attiranti in quei tempi la pubblica attenzione, nell'epoca di cui discorriamo non l'attiravano perché avevano a fronte i pensieri ed i fatti dell'uomo superiore ad ogni paragone ed a tutte le differenze che separano il talento speciale dal genio nella sua universalitá. Cosa possiamo noi dire intorno a lui dopo quanto si è detto e da giudici tanto competenti?
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