Nei rapporti decennali dell'Istituto si scopre la stessa tendenza, particolarmente negli articoli "filosofia" e "legislazione" redatti dal Pastoret e dal Degerando. Era semplice e naturale che si volesse da alcuni rimontare alle dottrine anteriori a quelle che accusate erano di aver prodotto la rivoluzione: questa tendenza doveva avere gradazioni diverse che corrispondevano ai caratteri differenti dei loro organi piú elevati. In effetto l'autore del Genio del cristianesimo pubblicò quest'opera all'epoca in cui il primo console trattava e segnava il concordato col sommo pontefice; coincidenza significativa della sagacitá dell'uomo di lettere e dell'uomo di Stato sulle disposizioni della societá. Il Ferrand rimontava all'antica monarchia e l'aveva come prototipo, accettava in parte il Montesquieu come il pubblicista piú distinto ed esprimeva la dottrina della monarchia appoggiata sui parlamenti antichi. Il Montlosier dichiarava epoca di decadenza per la monarchia quella stessa che il Ferrand proclamava come la piú perfetta, mentre il pubblicista di cui parliamo non esitava a dichiarare l'èra feudale come la normale della Francia. Il Bonald rimontava piú alto e proscriveva tutte quelle dottrine che fino dal decimoquinto secolo avevano combattuto lo stato sociale e normale del medio evo, ch'egli raccomandava come il piú armonizzante con la vera teoria della legislazione primitiva. Il De Maistre entrava piú compiutamente in questa strada e intendeva con delle dissertazioni filosofiche piene d'ingegno ad offrire come rifugio della societá agitata il dominio assoluto della teocrazia.
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