Da questa definizione si può dedurre che la scienza bellica per la sua organizzazione si lega alle politiche istituzioni; pei gradi di volontá che dee mettere in movimento, alla piú alta filosofia; e per le sue pratiche, alle scienze esatte e naturali; e che ha bisogno d'ingegno per trar partito da tutte le varie combinazioni che lo spazio, il tempo e gli accidenti presentano. Da ciò risulta che non può essere classificata tra le scienze esatte nel senso piú esteso del termine, mentre dee far entrare nelle sue previsioni e nei suoi calcoli l'azione della volontá individuale e tutte le circostanze imprevedute ed improvvise. La guerra senza dubbio come scienza poggia sulle scienze esatte, poiché nel complesso delle sue operazioni si riduce ad un calcolo di spazio e di tempo. La tattica, che piú si rapporta all'arte nelle sue applicazioni, ha le stesse basi fondamentali, giacché risolve in ispazi piú circoscritti gli stessi problemi che la scienza risolve in ispazi piú vasti. Ma sí l'una che l'altra debbono modificare nelle loro applicazioni la severitá de' principi scientifici a secondo delle circostanze locali. Se è vero che tutte le arti elevate a princípi generali si trasformino in scienze, cosí come tutte le scienze discendendo alla pratica applicazione assumono il carattere di arti, la guerra ancora dee seguire questa legge comune; ma a differenza delle altre scienze in cui i sapienti restano nella sfera della speculazione e non discendono a farne l'applicazione, in questa uno stesso individuo dee disimpegnare questa doppia funzione, mentre un puro sapiente nelle belliche scienze incorre nella taccia data al retore di Efeso: e ciò è ben naturale in una scienza che trae tutta la sua importanza dai risultamenti materiali.
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Efeso
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