Stabilito il posto che occupa la scienza della guerra tra le scienze e determinato il metodo che meglio si confá al suo insegnamento, non solo abbiam risposto alla prima e alla seconda parte della nostra quistione, ma anche di molto avanzata la risoluzione della terza che ne deriva, cioè l'importanza dello studio teorico in una scienza tutta d'azione, sulla quale ora esporremo la nostra opinione.
Nella maniera di vedere in questa quistione non tutti convengono, e a nostro credere tale divergenza ha origine o da un significato diverso dato alla stessa parola o da qualche falsa associazione d'idee: quindi ci crediamo obbligati a sviluppare le nostre idee sull'assunto. L'esperienza ha mostrato che degli uomini privi d'ogni istruzione teorica han fatto buona riuscita nella guerra, ed ha mostrato egualmente che degli uomini aventi fondata opinione d'istruiti a fondo nella teoria dell'arte hanno avuto poco felice esito alla pruova. Si è detto allora che lo studio danneggiasse anziché favorisse l'applicazione ai fatti nei quali si riassume la guerra. Ci sembra esservi un doppio errore, primieramente nel senso dato alla parola "studio", in secondo luogo nell'associazione dello studio con la poco buona riuscita in pratica. Per quanto si abbia poca abitudine nel calcolare le operazioni intellettuali che conducono alla formazione delle nostre idee, ognun sa che le sensazioni non fecondate da nessuna riflessione, non ruminate, per servirci di una espressione materiale, si rimangono mere impressioni, lasciano il vago di un sogno e quanto piú sieno moltiplicate tanto piú è difficile classificarle e renderne conto con qualche precisione.
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