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      Malgrado di autoritá cosí imponenti non si cesserá mai di dire da molti che la teoria non č pratica e che la pratica sta tutta in un'arte di applicazione. A costoro non si puň meglio rispondere che colle parole di un profondo filosofo ed oratore, il quale in una solenne occasione diceva: - "Disprezzare la teoria č mostrar l'orgogliosissima pretensione d'agire senza saper ciň che si fa e di parlare ignorando ciň che si dice". - Se ciň č assurdo in tutte le operazioni umane, diviene poi atroce quando l'ignoranza dá per risultamento una quantitá di vittime di nostri simili.
      Č questo l'ultimo punto di veduta che ci rimane ad esporre, cioč lo studio dell'arte considerato nei suoi rapporti con la morale; e siccome questo lato della quistione puň sembrare strano ad alcuni e superfluo ed oscuro ad altri, cosí ci pare essere obbligati a svolgere le nostre idee su questo oggetto.
      L'obbiezione piú naturale che ci si fará contro la necessitá di studiare l'arte sará la seguente. - Se da quanto si č premesso risulta che per avere l'attitudine al mestiere delle armi nei diversi gradi si richiedono principalmente delle disposizioni d'intelligenza e di volontá, se possedendo queste si trae vantaggio dall'esperienza e dallo studio, e quando esse mancano sono egualmente sterili e l'una e l'altro, ne vien di conseguenza che gli esseri felicemente organizzati potranno far di meno dello studio e quelli che non hanno gli stessi vantaggi studieranno inutilmente, non potendo dallo studio ricavare profitto alcuno: quindi non si comprende ove risiedano i rapporti dello studio con la morale.


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Della Scienza militare
di Luigi Blanch
Laterza Bari
1910 pagine 361