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      Per cui ripeteremo che l'uffiziale studioso, quando anche non riesca, quand'anche siasi ingannato nell'interpetrare le sue disposizioni naturali, dev'essere piú tranquillo di coscienza e dá una lezione di morale nel mostrare che nulla ha negletto per rendersi degno della confidenza e della stima della patria.
      Possiamo quindi restringere ai seguenti capi la soluzione della terza parte di questa quistione.
      1. Che la ragione del pari che l'autoritá de' gran capitani sono di accordo nel proclamare l'importanza dello studio della scienza militare per isviluppare le qualitá indispensabili all'esercizio di essa.
      2. Che per "istudio" non s'intende la sola lettura, né per "esperienza" l'aver lungo tempo servito, ma sí bene la meditazione e il lavoro della propria intelligenza su tutto ciò che la propria e l'altrui esperienza fornisce.
      3. Che lo studio nel mentre che non ha la proprietá di formare il carattere, pure contribuisce potentemente a dargli maggior dignitá e maggior coraggio, preso questo nel senso piú esteso.
      4. Che il trascurare lo studio sarebbe nello stato militare segno sicuro di una profonda depravazione, se delle false opinioni invalute non avessero tranquillate le coscienze su questo particolare; ma che colui che si dedica allo studio ha dritto alla stima publica, indipendentemente dai risultamenti che potesse produrre e considerando ciò puramente come atto di moralitá.
      Passando ora alla conchiusione generale, incominceremo dal richiamare alla memoria de' nostri lettori il contenuto de' precedenti discorsi.


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Della Scienza militare
di Luigi Blanch
Laterza Bari
1910 pagine 361