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      La somma di tali fatti, di tali uomini, di tali ingegni che la coscrizione largamente forniva e dei miglioramenti in ogni parte dell'arte da loro operati costituiscono il gran dramma di quelle grandi vittorie. Il genio del capitano distinse senza dubbio il momento opportuno, la idea magistrale, il punto importante alla vittoria e condusse con movimenti meditati le schiere sul terreno delle pugne; ma ivi giunte, ed alcune volte anche prima di giugnervi, il peculiare talento degli esecutori, spesso sino ai gradi meno elevati, signoreggiň gli eventi non calcolati, i casi fortuiti, quella gran parte d'ignoto, d'incerto, di vago, che accompagna l'arduissimo concepimento di una grande strategia.
      La formazione dei grandi eserciti rendette necessari nuovi metodi per agevolmente condurli. Né guari andň che la perfezione di tai metodi rendette facile di muovere, di far vivere, di far combattere eserciti numerosissimi con la esattezza e con la precisione di un sol reggimento.
      Si progredí allora dalle evoluzioni ai movimenti, dalla gran tattica alla strategia. Pei battaglioni e per le linee bastavano le evoluzioni; bastavano a queste la visuale, la voce ed i segni. Ma moltiplicar le colonne in vasti spazi coordinandole al medesimo fine e vicendevolmente sostenendole; farle marciar combattendo senza deviar dallo scopo; conservar l'unitá del suo movimento rompendo l'unitá della difesa o dell'attacco nemico; distinguere il punto capitale alla vittoria componendo nel suo calcolo le distanze ed il tempo, la giacitura del paese e quella dello esercito avverso; tendere a quel punto con ogni sforzo, nulla o poco curando il rimanente e conservando la libertá dei propri movimenti: per tali operazioni non bastava ordinar battaglioni e brigate, diriger fuochi ed impetuose cariche, non bastavano la voce ed i segni, non bastavano gli occhi per guida.


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Della Scienza militare
di Luigi Blanch
Laterza Bari
1910 pagine 361