(37) Dovremmo uscire dai limiti che ci siamo prefissi, per estendere le nostre osservazioni e citazioni a tutte le guerre di Europa, a tutti i guerrieri dell'epoca; dovremmo citare i Munick, i Romanoff, i Souwaroff e ricordare le guerre contro i turchi tre volte rinnovellate, e la guerra delle colonie americane, e citar Giorgio Washington. Ci contenteremo di dire che i russi avevano sopra i turchi i vantaggi che ha l'Europa sull'Asia, colle qualitá che distinguono l'esercito russo, il che assicurava i loro successi. Quanto agli austriaci diremo che furono disgraziati perché non operarono in massa. E da ultimo noteremo che le operazioni degli americani contro gl'inglesi possono spiegarsi considerando la lunghezza della linea d'operazione ed i vasti spazi che quelle contrade presentano alla difensiva.
(38) Un punto strategico altro non è che una posizione che il nemico dee forzare, mentre se vuole oltrepassarla, colui che l'occupa può minacciare con movimenti piú corti le sue comunicazioni senza esporre le proprie. Da questa proprietá dei punti strategici è derivata l'idea enunciata di renderli forti per conservarli, anche quando l'esercito che gli occupava ne usciva per momentaneamente operare. L'arciduca Carlo nella sua sapiente opera sulla strategia ha luminosamente esposta questa teoria; Jomini, Pelet e tutti gli autori piú rinomati dell'epoca hanno su ciò insistito. Ne parleremo piú ampiamente nel nostro ottavo discorso. Ricordiamo poi che il soggetto medesimo è stato trattato dal commendatore Afan de Rivera nella sua riputata opera intitolata: Delle relazioni delle fortificazioni con la guerra.
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