Il prezzo degli schiavi dipendeva dal numero, dalla concorrenza e dai bisogni; variava eziandio giusta l'età, il sesso, la forza, la salute, l'abilità del servo. Plauto, che viveva nel sesto secolo di Roma, dice che un buono e robusto schiavo valeva allora 20 mine, ossia 1829 fr. 55, ed un ragazzo 6 mine (548 fr. 86).
§ 15. Liberavansi i servi dalla schiavitù mediante la Manumissione; la quale era o Giusta, quando conferiva la pienezza della libertà e dei diritti di cittadino, o Meno Giusta, quando, mercè della legge Giunia Norbana, il liberato facevasi Latino Giuniano, godente minori prerogative. Anco inferiori a quest'ultima classe erano i Liberti Dedititii.
In tre modi facevasi la Giusta Manumissione: per censum, quando il servo, a saputa o per ordine del padrone, veniva registrato dal Censore, al pari degli altri cittadini, nel censo; per vindictam, se il padrone in presenza del Pretore diceva dell'astante servo: Hunc hominem liberum esse volo jure quiritiario; e per testamentum, allorchè il padrone, testando, legava al servo la libertà.
La Meno Giusta Manumissione facevasi inter amicos o per mensam, quando il padrone invitava il servo a seder secolui, o per epistolam, cioè in una dichiarazione epistolare.
CAPO TERZO
Nozze - Sponsali - Riti e Costumanze praticate alla nascita di un fanciullo - La nutrice - La toga pretesta - Il pedagogo - Gli studi dell'adolescenza.
§ 16. Se l'organizzazione della famiglia era dai Romani tenuta in sì gran conto, come base precipua di quella dello Stato, facile è il comprendere di quanta solennità e di quanto rispetto circondare dovessero il contratto nuziale, che della famiglia è il principio, il fondamento e la consecrazione.
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