§ 33. Chi entrava in una casa di ricche persone vedeva, per prima cosa, sulla porta un Salve graziosamente scritto a mosaico: e spesso udiva questa parola ripetuta dalla voce stridula di augelli a ciò addestrati. Altre volte invece il minaccioso avvertimento Cave Canem, eloquentemente confermato dall'abbaiare di più molossi, gli facea men gentile accoglienza.
Semplici, modeste ed al puro necessario limitate erano le mobilie dei primi Romani. Ma, col progrediente lusso, si accrebbero di numero, di varietà e di valore.
Il letto costituiva da sè un oggetto di grande sontuosità, e Marziale pone in dileggio un ignorante arricchito che fingeva una malattia per avere un pretesto da far entrare i suoi visitatori in una camera riccamente addobbata. I guanciali anticamente erano pieni di lana; e i materassi di paglia. Così dormivano i prischi Romani, abbastanza stanchi quando cedevano al sonno, per non aver bisogno d'altre raffinatezze. Ma la paglia fu tosto sostituita dalla fine piuma d'oche; questa pure divenne volgare, e vi sottentrò quella del cigno, alla cui ricerca più d'un proconsole spedì intere coorti.
Numerose tende, imposte ermeticamente chiuse cacciavano la luce ed i rumori dalla camera da letto. Nella sua bella villa di Laurentinum, Plinio vantavasi d'un dormitorio, ove nè la voce dei servitori, nè il mormorio del vicino mare, nè lo scroscio della folgore stessa, nè i raggi del sole o il guizzo del lampo, potevano penetrare.
Gli stipi, i deschi, le tavole erano, nei palazzi, di preziosissimi legni esotici.
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