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      La notte poi, grazie ad alcuni altri acconci strumenti, fu divisa in quattro vigilie di tre ore ciascuna, più lunghe in inverno e più brevi nell'estate.
      § 53. Hora viene dal greco ora, e forse dall'orientale (aur), luce. Ogni ora del giorno era consacrata al Sole, a Venere, a Mercurio, alla Luna, a Saturno, a Giove, a Marte, vale a dire ai sette pianeti degli antichi; e, siccome sette non divide esattamente nè dodici, nè ventiquattro, indi seguiva che la prima ora del giorno non era giammai due volte di seguito sacra allo stess'astro.
      § 54. Distinguevansi a Roma, primieramente, due grandi categorie di giorni; i festi ed i profesti. I primi erano consacrati a feste ed a solennità religiose, e in essi offrivansi sacrificii, celebravansi giuochi, sospendevansi almeno durante alcune ore le ordinarie occupazioni: e questi giorni prendevano il nome di feriae. I giorni profesti erano quelli destinati agli affari privati e pubblici. Tra gli uni e gli altri, eranvi i giorni intercisi, dei quali la metà solamente impiegavasi al culto degli Dei.
      I giorni profesti suddividevansi in due classi, i fasti o judiciarii, nei quali era permesso di rendere giustizia nei tribunali; ed i nefasti, nei quali questa permissione era sospesa, come nei tempi di messe o di vendemmia.
      Il senso della parola nefasti mutò in appresso, dacch'essa venne applicata ad indicare i giorni dichiarati sventurati e di mal augurio. Le espressioni dies atri, ominosi, religiosi, exempti, giorni neri, giorni tolti, avevano pressochè lo stesso significato.


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Manuale di antichità romane
di Gerolamo Boccardo
1861 pagine 60

   





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