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      Marzo, Maggio, Quintile ed Ottobre avevano ciascuno trent’un giorno; ed i sei altri, trenta. Perciò i primi appellavansi pleni; e cavi gli altri. La totalità dei giorni dell'anno era dunque di 304 giorni.
      § 57. Evidentemente l'instituzione di questi mesi, che non erano nè solari nè lunari, era così assurda e così contraria ad una regolare distribuzione dell'anno, che si dovette bentosto pensare a porvi riparo ed a creare una ripartizione più razionale e più conforme alle leggi della natura. Della importante riforma alcuni fanno onore a Numa, altri al primo Tarquinio; il quale, venuto dall'Etruria, dove più progredito assai era l'incivilimento, apportò, tra gli altri, questo beneficio al nuovo suo regno.
      Il riformatore, qualunque egli sia, aggiunse cinquant'un giorni agli antichi trecentoquattro, portandone così il totale numero a trecentocinquantacinque, uno di più che nell'antica ripartizione dei mesi lunari greci. Per fare due mesi con questi cinquantun giorni (poichè un solo stato sarebbe manifestamente troppo lungo) fu mestieri risecarne alcuni agli antichi mesi; e si fu ai sei mesi cavi, di trenta giorni, che fecesi sopportare cotesta perdita, onde ottenere il maggior numero possibile di giorni dispari, creduti più cari alle divinità. I quattro lunghi mesi. Marzo, Maggio, Quintile ed Ottobre conservarono ciascuno i loro trentun giorni; tutti gli altri ne ebbero ventinove, ad eccezione di Febbraio, che ne ebbe solo ventotto. Come il più breve, ed il solo formato di un numero pari di giorni, questo mese fu giudicato di tutti il più infelice ed infausto.


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Manuale di antichità romane
di Gerolamo Boccardo
1861 pagine 60

   





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