Plinio riferisce che, nell'anno 547 di Roma, si coniò moneta doro, in ragione di 1 scrupolo per 20 sesterzi; e che più tardi, si trassero 40 denari o aurei dalla libbra d'oro; sicchè la nobile moneta fu dapprima ragguagliata allo scrupolo e poscia alla libbra, di cui l'aureus era la quarantesima parte. Ma, da Augusto in poi, il suo peso andò diminuendo, fino a non essere più che 1/45 della libbra. Tito Livio, che scriveva poco dopo la creazione dell'aureus, attribuisce ad 1 libbra d'oro, ossia a 400 aurei, il valore di 4,000 sesterzi, cioè a 1,000 denari. L'aureus valeva dunque 25 denari. Per lo che tra l'unità argentea e l'aurea romana, vi era circa lo stesso rapporto che è oggi tra la nostra lira e la lira sterlina inglese.
Le zecche romane o non adoperavano punto, o usavano pochissima lega nelle loro monete, il cui titolo perciò era altissimo. Si è trovato che la più parte delle loro monete d'oro contengono almeno 23/24 di fino metallo.
§ 70. Nelle tavole seguenti, offriamo la conversione delle varie misure romane in nostre misure odierne:
TAVOLA AConversione delle lunghezze romane in metri.
MetriDito 1/16 del piede 0 019
Palmo minore 1/4 id 0 074
Palmo maggiore 3/4 id 0 222
Piede 0 296
Cubito 1 piede ½ 0 444
Passo minor o gressus 2 piede ½ 0 741
Passo maior 5 1 481
Decempeda o pertica 10 2 963
Due pertiche 20 5 926
Actus 120 8 889
Miglio (1000 passi majores) 5000 1481 481
TAVOLA BConversione delle misure agrarie romane in ettari.
P. quad. Ettari, are e centiareDecempeda quadrata o persica di 100 2 0 09
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Roma Augusto Livio Tito
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