Per eseguire, del pari, la riduzione di un dato peso d'argento o d'oro monetato in altre monete di egual metallo, basta un semplice paragone fra i due pesi.
Ma se si volesse ridurre non più il peso delle antiche in peso di odierne monete, bensì il loro rispettivo valore, l'operazione si complicherebbe di un gran numero di dati, ed in molti casi diventerebbe affatto impossibile.
È dato, in altri termini, assegnare perfettamente la quantità d'oro o d'argento contenuta nella maggior parte delle antiche monete, e partendo da questa base il dire a quante lire o a quante frazioni di lira quei dischi metallici corrispondano. Ma non così lo stabilire il rapporto esistente tra la potenza di scambio che le quantità di metallo coniato nelle due epoche rappresentano. Sono queste verità che meglio imparerete, o giovani, nel processo de' vostri studi, massime se non tralascierete di meditare un giorno gl'insegnamenti di una scienza che gli antichi non possedevano, e che fece i più mirabili progressi appo i moderni, della scienza economica. Per ora la sola cosa che posso dirvi si è che l'oro e l'argento avevano, presso i Romani non che in tutta l'antichità, una potenza di scambio maggiore di quella che hanno fra noi; o, in altre parole, che quel peso dì metallo che oggidì può comprare certe cose sul mercato, comprava allora un numero maggiore di cose.
Ciò posto, eccovi i principali rapporti monetari che vi è utile conoscere
TAVOLA FConversione delle monete romane in lire ed in centesimi.
L. C.
Danaro d'argento (tipo dell'anno 485 di Roma) 1 63
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Romani Roma
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