6° Bacco, figlio di Giove e di Semele, Dio del vino e della letizia; seguito dalle Ninfe, dai Satiri, e dal suo precettore Sileno, e da Priapo, degli orti e dei confini custode.
7° Il Sole, spesso confuso e talora distinto da Apollo.
8° La Luna, ad or ad ora identica a Vesta o da questa diversa.
§ 75. Dei Minori furono gli Indigeti, i Semoni, le Virtù e le Passioni umane, non che i Numi Peregrini.
Indigeti furono detti, od Eroi, quei grandi uomini e benefattori del genere umano che, pei loro singolari pregi, furono ascritti fra le superne nature. I più celebri, fra i Romani, furono Quirino, Ercole, Castore, Polluce ed Enea.
Il nome di Quirino fu dato a Romolo, poi che salì fra gli Dei, forse dalla voce sabina Curis, che Asta significava, ad indicare il sommo suo valore in guerra e Quiriti furor poi detti i Romani.
Ercole, figlio di Giove e di Alcmena, fu, per odio di Giunone, costretto alle dodici famose fatiche: e rappresenta le insigni opere che compiere dovettero i primi incivilitori del genere umano, per purgare la terra dagli ostacoli che si opponevano a farne la lieta e culta dimora degli uomini.
Castore e Polluce, nati di Giove e di Leda, fratelli di Elena, furono pure di grande venerazione oggetto appo i Romani.
Enea, che la tradizione facea primo apportatore di civiltà dall'Oriente in Italia, ebbe culto anch'esso.
Fra gli Dei Indigeti debbono pure annoverarsi gli Imperatori, ai quali l'adulazione tributò divini onori.
§ 76. Dei Semoni (quasi Semihomines, giacchè nel prisco Lazio hemo per homo si usitava) erano quos nec coelo adscriberent propter meriti paupertatem, nec terrenos deputare vellent pro gratiæ veneratione.
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