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      Quindi aspergevasi la vittima di sale ed unguenti. Poscia il Sacerdote libava un qualche sorso di vino, e ne porgeva anche a gustare agli astanti. Svelleva poi dalla fronte della bestia alcuni peli, che, gettati sull'ara, dicevansi libamina prima. Accendevasi quindi il fuoco sull'ara; bruciavasi incenso; i vittimarii con lunghe e lente corde (acciocchè non paresse forzata, il che avevasi per malo augurio) conducevano la vittima; la quale veniva quindi ferita con la scure e col coltello, e il sangue era nelle patere raccolto. Posta quindi sull'altare la vittima, tagliavasi, talora intera abbruciavasi. Ma il più delle volte i sacrificanti ne conservavano la maggior porzione, che con gli amici mangiavano.
      Compiuto il sacrificio, lavate le mani, dimettevasi e licenziavasi il pubblico, con le parole Licet o Extemplo.
      § 90. Distinguevansi, dapprima, i sacrifizî, a seconda ch'erano fatti agli Dei superni od agli inferni: quegli più lieti, questi più mesti e solenni. Altri erano Espiatorii, altri Februalii o Lustratorii, altri Pubblici e con intervento del popolo, altri domestici e privati, ecc.
      CAPO DECIMO
     
      Uffici verso i moribondi e i defunti - Esequie - Il rogo - Le Commemorazioni mortuarie.
     
     
      § 91. Somma era negli antichi la religione della morte e del sepolcro. - Essi tenevano per fermo che le anime degli insepolti non erano ammesse nelle quiete sedi d'oltrevita, e che nel compianto de' templi acherontei e sulle rive dello Stige errar dovevano lugenti.
      Indi è che quando taluno giaceva moribondo, i prossimi parenti e gli amici lo assistevano, gli chiudevano gli occhi, per aprirglieli poscia di nuovo all'atto di porne il cadavere sul rogo.


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Manuale di antichità romane
di Gerolamo Boccardo
1861 pagine 60

   





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