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      A più riprese, tempi meno infelici avvicendarono l'incomportabile amarezza di cotanta desolazione.
      Arrigo della Rocca, morto avvelenato dai Genovesi nel 1401, aveali ristretti nelle sole piazze d'arme di Calvi, e di Bonifacio; ma i Neri e i Rossi, simili ai Guelfi e Ghibellini in Italia, accesero la guerra civile. I duchi di Milano, e i Francesi, signori, un tempo, di Genova, dilaniarono a gara la già tanto malmenata e languente Corsica.
      Sampiero, quasi meteora levatasi improvvisa nelle tenebre, sorge, svanisce, riappare, e tramonta in sanguigna nugola. Con l'appoggio dei Francesi e dei Turchi, espugna Bonifacio. Nel 1554, in riva al Golo, taglia a pezzi l'esercito di Spinola. Alla Bocca-di-Tenda, sconfigge i mercenari tedeschi e spagnuoli. Nel 1559, per l'accordo di Cateau-Cambrésis, Enrico Secondo, re di Francia, abbandona Sampiero, e vituperosamente consegna l'isola ai nemici. Fuoruscito, mendicante aiuti per gli suoi traditi lari, Sampiero rimpatria dopo cinque anni di lontananza. Senza altro seguito se non di picciola mano di valorosi fautori, sbarca, e l'acclamato suo nome trae seco il popolo. La vittoria di Vescovato incomincia la guerra; i Corsi, appiccata la zuffa un contro dieci, poveri d'archibugi, operano con l'arme bianca un vero macello. A Caccia, i Genovesi attratti in una stretta dei monti, sono rotti alla spicciolata, e accanitamente inseguiti. Il loro condottiere supremo, Negri, è ucciso. Qui furono visti i nostri montanari, come gli eroi d'Omero, accoppare a sassate la scelta della cavalleria nemica, e impigliatine i cavalli per la coda, trascinarli e farli traboccare nei burrati.


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La battaglia di Calenzana
di Pietro-Napoleone Bonaparte
1865 pagine 41

   





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