Stefano Doria, il più sanguinario di quanti efferati tiranni produsse la sua crudelissima famiglia, è pienamente sconfitto a Luminaia. Genova con tutto il suo potere, i famigerati capitani, le innumerevoli navi da guerra, le bande italiane, elvetiche, alamanne, ben quindicimila Spagnuoli, non bastò a superare un eroe comparso, da poco più di due anni, con quarantacinque seguaci. E ci aggrada il rammentare che tra questi annoveravansi venticinque Francesi.
Malavventuratamente, ciò che tante forze riunite non aveano potuto effettuare, stavano per adempirlo l'oro, il più turpe dei tradimenti, e l'assassinio.
Il 17 gennaro 1557, Sampiero, caduto nell'agguato messo dai tre fratelli Ornano, Michelangiolo, Giannantone e Gianfrancesco, gli avea scoperti e assaliti, noncurante del numero, come egli di continovo costumava, a malgrado l'inoltrata sua età di sessantanove anni. Fracassata la mascella a Giannantone con un colpo di pistola, impigliavasi con gli altri, e sguainato lo spadone, li conciava malamente, allor che il proprio scudiere, Vittolo, di mai sempre vituperosa memoria, gli sparò a tergo un'archibugiata, che lo stramazzò morto da cavallo.
Cotesti fratelli Ornano non erano in verun modo cognati di Sampiero, come è stato asserito, non ha guari, da scrittore ignaro delle cose nostre. La moglie di Sampiero, Vannina, era figlia unica di Francesco d'Ornano, il cui fratello, Bernardino, ebbe cinque figli naturali. Un d'essi fu padre di Michelangiolo, Giannantone e Gianfrancesco. Il danaio pagato a costoro dal governatore ligure, Fornari, e le richieste che fecero, per non esserne frustrati, non lascian correre il menomo dubbio dell'orrenda loro ignominia.
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