A Pinelli fu sostituito Camillo Doria, coraggiosissimo invero, quanto avventato e sanguinario. I capitani corsi lo campeggiarono nella Bastia, e impadronitisi di viva forza della rocca di Monserrato, e dell'altra dei Cappuccini, vennero alla città.
Qui occorre mentovare la bella azione di Andrei, pastore di Ceccaldi, che abbiamo fatto prova di celebrare negl'insufficienti nostri versi. Instigato ad imitare l'infame Vittolo, uccise l'inviato di Genova, e portò al generale l'oro profertogli. Appariva oggimai che i proditori attentati, non meno delle imprese a forza aperta, andavano falliti agli oppressori. L'espugnazione di San-Fiorenzo, accaduta il 29 marzo 1731, sconfortò i Liguri, ed accrebbe la fiducia che gl'insorti aveano meritamente posta nei loro capi. Nè guari andò che, alla battaglia di Sartene, Giafferi, dopo disfatta la poderosa guarnigione della piazza, distrusse quasi tutto un esercito mossosi per soccorrerla.
Genova vedeasi spossata. Il trionfo finale dei Corsi era certo e prossimo, se non che, il 10 agosto 1731, quattromila Tedeschi, capitanati da Wachtendonck, sbarcarono alla Bastia. Una tal soldatesca, che l'imperatore Carlo VI avea ragunata in Lombardia, onde contrastare all'esaltazione dell'infante di Spagna, don Carlos, fu precisamente comprata dalla republica, che s'obbligò a mantenerla di tutto, e a pagare in oltre trentamila fiorini al mese, e cento fiorini per ogni uomo che mancasse alla chiamata. Quest'accordo, noto ai nostri, indusseli ad esclamare ogni qual volta (e occorreva assai di sovente) ammazzavano un lanzichenecco: «Cento fiorini di meno per la republica.
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