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      Sulle rive del fiume Golo, ove, quasi due secoli innanzi, Sampiero avea rotto i Genovesi, e sparso il suo sangue(3); ed ove, quarant'anni dappoi, i Francesi seppellivano l'indipendenza corsa; Giafferi ottenne un'altra vittoria, seguita dalla decisiva giornata di San-Pellegrino. Qui, le genti del Wachtendonck, che camminavano di fianco, in un sol corpo, assotigliatosi, come ognun vede, per la disagevolezza dello scosceso calle, furono tronche in due parti dall'esperto condottiere. Morti milleduecento nemici, agli altri, rincantucciati, circuiti, e precorsi dai nostri, convenne arrendersi. Mettiamo due zeri di più: e fanno centoventimila fiorini pagati da Genova allo imperadore.
      Finalmente, la battaglia di Calenzana innalzò all'apice della gloria la fama delle nostre armi. La notte del 13 al 14 gennaro 1732, Camillo Doria sbucò dalla fortezza di Calvi, per intraprendere Ceccaldi, accampato a Calenzana con millecinquecento volontari. Copioso di militi ausiliari, l'esercito genovese era composto di circa ottomila soldati, computati i Greci, Tedeschi e Svizzeri, che ingrossavano le bande italiane. Due mezze-colubrine, conquistate poi dai terrazzani di Calenzana, compivano a dovere un apparecchio formidabile, avuto riguardo ai luoghi ed al tempo. Duolci il ricordare che, traditori della patria, parrecchi Corsi, quasi tutti liberati dalle galee, precorrevano i nemici e facevano la scoperta.
      Avvisato dai pastori dei dintorni, Ceccaldi apprestò un'ingegnosa e gagliarda difesa, e addattata alla disposizione del sito.


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La battaglia di Calenzana
di Pietro-Napoleone Bonaparte
1865 pagine 41

   





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