E se tanto ci è dato, saremo paghi abbastanza... quand'anche questo povero lavoro dovesse accomiatarci per sempre.
Pietro-Napoleone Bonaparte.
Dalla casa des Épioux, nel Belgio,
30 dicembre 1844.
CANTO PRIMO.
INVOCAZIONE.
Aure di Libertà, dalle montagne,
Ove spirate, escite a confortarmi,
E agli ultimi miei dì siate compagne.
Dal maladetto avello veder parmiRisorgere i satelliti alamanni
Spenti dal Popol mio grande fra l'armi.
A quegli sgherri compri dai tiranniInospite è la terra e fin la croce
Che a mo' di forca trasformaron gli anni.
Isola mia, tu che nel mondo hai voceDi magnanima, o Cirno ad amar pronta,
E in vendicar gli oltraggi più veloce:
I cari volti ove ai tuoi figli, ad ontaDelle odierne viltà, l'amor degli avi
Delle prische virtù scolpì l'impronta;
I cacciatori ed i pastori, braviAbitatori del terren superno,
Oppressi, trucidati, e non mai schiavi;
Quei raggi di beltà, del suol paternoOrnamento e splendor, l'alme fanciulle;
Le donne auguste per l'amor materno,
Dei talami custodi e delle culle,
Mi tornan con la mente ai gioghi tuoi,
U' le miserie umane appaion nulle.
Aure di Libertà, se piace a voi,
Le tombe s'apriranno all'estro mio,
E nella prole evocherò gli eroi.
Forse mi favoriste... un mormorio,
Quasi lontano turbine, si desta,
E ingombra di terror l'aere natio.
Il vento, agitator della foresta,
Tace; placido è il mar come laguna...
Forse la febre di stagione(4) è questa,
Che con livida man l'aspetto imbrunaDella patria ridente, e mi molesta
Quanto più mi fo lungi dalla cuna.
CANTO SECONDO.
LA RASSEGNA.
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