«Si fan di porpora, a spese dei schiavi.
«Il mondo a stento vi nutre, assassini;
«L'ostro rubato v'adorna, o predoni.
«Pan d'orzo e latte, ecco i nostri festini;
«Il pel ci veste di capre e montoni.
«Gravi d'acciar, non per anco v'affida
«Cotanto incarco davanti e da tergo:
«Andrea non porta nè piastra, nè usbergo;
«E mezzo ignudo, alla pugna vi sfida.»
«È scalzo, è solo, e a battaglia vi chiama,
«Perchè l'amor della patria è corazza;
«Perchè legittima e santa è la brama
«Di libertà che infiammò la mia razza.»
I Genovesi smaccati, a vicendaD'onta arrossiscono e fremono d'ira,
Andrea circondano, il piglian di mira,
E Doria vieta che alcuno l'offenda.
Ma l'isolano soggiunge: «Tiranno,
«Allenta pure ai tuoi bracchi il guinzaglio.
«I colpi loro non recano danno
«A chi pon cura di stare al bersaglio.
«E se d'udirmi la voglia ti prende,
«Sappi che indomita è questa mia terra;
«E quivi impara, o gran fulmin di guerra,
«Che tira dritto chi il dritto difende.
«Questo fucil che non mai diede in fallo,
«Fa un mandriano padrone d'un Doria;
«Ma voglio ucciderti solo il cavallo,
«Acciò tu serbi di me la memoria;
«E che la vista dei lor condottiere
«Vinto e superstite accresca il rossore
«Dei tuoi sconfitti, e castigo maggiore
«Siati il veder l'umiliate bandiere.»
Disse e tirò, ratto al par di saettaChe fiede e sembra nel ciel tuttavia.
Il palafreno s'impenna, corvetta,
E casca morto ingombrando la via.
Talvolta a caccia, in recondita selva,
Allor che sente tonar l'archibugio,
Rapido accorre il bramoso segugio,
E fiuta, e cerca azzannare la belva.
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