Sulle trafitte liguri brigate.
D'un tal fatto, mirabile presagio,
I nostri serberanno la memoria.
Genova priva del poter malvagioPer un Corso figliuol della Vittoria,
Sugli avanzi vedrà del suo naufragioL'isolano guerrier colmo di gloria.
Con un manto regal d'api cosperso,
Imporre le sue leggi all'universo.
Rapita intanto dall'agreste chiusaOve attendeva a rustici lavori,
In sicuri presepi sta rinchiusaUna mandra selvatica di tori.
Sospinti nelle strade alla rinfusa,
Allor che appariran gli assalitori,
E spalmati di zolfo e pece ardenti,
Le netteranno di nemiche genti.
CANTO QUINTO.
L'ATTACCO.
Delle liguri trombe lo squilloAvvertiste che poco lontana
È l'armata del tetro Camillo.
Già ripete con rabbia inumanaChe tagliar farà il capo ai ribelli,
E promette bruciar Calenzana.
Già dei Vittoli i tristi drappelliCominciato han da lungi l'offese
Contro i loro traditi fratelli.
Regna un cupo silenzio in paese,
E le palle di quei malfattoriSenza danno dei nostri son spese.
E se il fummo coi densi vaporiNon avesse, in più luoghi, svelato
La presenza dei suoi difensori,
Il villaggio parria abbandonato.
Solo in vista, un audace campione,
Per un arduo sentier dirupato,
Lungo al margo d'un alto burrone,
Sprona il mulo dall'ugna sicuraCome quella d'alpestre mufrone.
Qui s'accinge a sonar dall'alturaIl segnal della lotta, e gl'istanti
Con desire affannoso misura.
Ecco sostano i liguri fanti,
E due volte traballa il terrenoAlle scariche loro tonanti(18).
Qual volcan che ha l'averno nel seno,
Lo squadron dei satelliti ostiliPar di fuoco e proiettili pieno.
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