Vinti gl'indugiDel cacciatore, al rabido cignale...
Ma spossato dal sangue che vermiglio,
Fuma, e al trono di Dio gradito sale,
Il condottier vien meno, e chiude il ciglio.
Un Vittolo imboscato in vicinanzaDell'eroe, contr'a lui lo schioppo spiana;
Ma tosto raccapriccia e s'allontana,
Scosso dall'autorevole sembianza.
In seno gli ribolle il sangue corso;
Pien di rimorso,
Ammira il duce; e lungi che l'uccida,
Alla propria ignominia lo confronta;
Spezza l'arma che pargli parricida;
E si rinselva, per nasconder l'onta.
L'amor di patria, sentimento augustoChe disarmò l'ignobile assassino,
Con un tessuto d'or, sogno divino,
Conforta il capitan valente e giusto.
Sotto splendido ciel d'azzurro, in senoAl mar tirreno,
Dopo Paoli, filosofo profondo,
Strenuo guerrier, savio legislatore,
Vede con dolce battito del core,
L'isola sua maravigliare il mondo;
E il germe degli eroi che ne feconda,
D'un tanto parto sulla cicatrice,
Nel diaspro dei monti, la matrice,
Col capo nelle nubi, e i piè nell'onda.
Vede l'aquila nostra alle bandiereDi mille schiere
Segnar la strada delle grandi imprese;
E tanti Corsi che d'allori carchi,
Pel dittator del popolo francese,
Pigliano il trono ai gotici monarchi.
Con legittimo orgoglio ascolta e scorge,
In Egitto, il colosso di Mennone(25)
Del gran Corso rispondere al cannone,
E salutarlo come sol che sorge.
In brevi lustri, il figlio di Letizia
Al suol di Scizia
Dalle libiche spiagge, a suon di tromba,
Guida ai trionfi le immortali bande;
E destati dal sonno della tomba,
Stupiscono Sesostri, e Pietro-il-Grande.
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