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      Il zaino è di pelle di capra, di pecora, od anche di cinghiale, e si porta ad armacollo, appeso per le zampe ad un cordone. Pieno di pan d'orzo e di cacio, permetteva ai nostri guerrieri, mercè la sobrietà loro, di tener la campagna una quindicina di giorni, senza tornare a casa; e così esimevano i capi dal procacciare le vettovaglie. Facil cosa è l'imaginare il profitto ridondante da questo modo di provvista, specialmente per chi combatte tra selve e montagne. Gli uomini d'ogni pieve, atti a portar l'arme, erano spartiti in tre terze, che si davano scambievolmente la muta, militavano due settimane, camminavano o si riposavano quattro, fuori d'inopinate congiunture, e la guerra procedeva sempre con la stessa vigoria. Non treno, nè salmerie ritardavano le fazioni, e così superavasi la famosa difficoltà degl'impedimenti.
      La zucca corsa è una fiasca di forma tonda e schiacciata, senza collo. Si fa con una zucca, o cucuzza, d'una varietà speciale all'isola. Si deprime con apposito attrezzo. Seccata e votata, in guisa che rimanga solo la corteccia, giova a tener fresco il vino, anche nei tempi di gran caldura.
      La cappa, che dicesi pelone, è di panno bruno, fabbricato in Corsica, col pelo delle capre. Ottimo d'inverno, e nelle fredde alture, è però assai pesante. Somiglia al gabbano dei Greci. Serve di tenda all'uopo, e rigido di pioggia, sta diritto da per sè, nè grava le spalle a chi è sotto. Gli ufficiali degl'Inglesi, che più volte invasero l'isola, ricercavano questi cappotti, e fattili soppannare di velluto, gli usavano.


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La battaglia di Calenzana
di Pietro-Napoleone Bonaparte
1865 pagine 41

   





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