Né v'ha durezza di dominio o tumulto di tempi, che impediscano l'azione d'un fiero intelletto o d'un nobile cuore, quando si regga su una invitta ed intima convinzione; quantunque, né intelletto, né cuore, né convinzione bastino a guarentire che il successo debba seguire l'azione. Però la forza di questa, nel campo delle innovazioni morali e religiose, sta in ciò, ch'essa non pensa alla riuscita, e l'aspetta.
VIII.
Ma, qualche congettura sul tempo in cui l'azione d'Arnaldo raggiunse il maggiore suo impeto, non è possibile farla? Forse sí. La storia di Brescia in quegli anni non ci resta né molto chiara, né molto ricca di fatti; e quello ch'è peggio, turbata dall'inventiva sagace di alcuni di coloro che ne hanno scritto. Pure, vi si può scoprire la traccia di Arnaldo nelle discordie che vi proruppero nel 1135 e nel 1139, e scorgere, com'egli trovava, una naturale occasione di attrarre a sé gli animi nelle contrarie pretensioni del vescovo e della cittadinanza, rispetto al reggimento del comune. Innocenzo II era stato in Brescia nel luglio e agosto del 1132, evi aveva, deponendo Villano, instituito vescovo Maifredo. Bernardo di Chiaravalle, a cui egli in ispecial modo doveva d'essere stato riconosciuto Papa legittimo da tutta quanta l'Europa, quantunque Anacleto II fosse pure stato eletto a maggior numero di voti, Bernardo di Chiaravalle, l'arbitro della Chiesa, l'accompagnava, Brescia dovette di cosí alte visite esser lieta. Gl'influssi ne dovettero sussistere piú anni. La parola di Arnaldo, tornato di Francia qualche anno prima, non potette manifestarsi efficace nella sua città natia se non qualche tempo dopo quella visita, forse nel 1135 o 1136.
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