Però l'ardire di questo suo insegnamento, e specialmente, dicono, l'audacia de' suoi biasimi contro l'abate di S. Ilario che l'ospitava e ch'egli accusò di vanagloria e d'avere invida a tutti quelli che avessero qualche nome e non fossero della sua scuola, fu causa che l'abate ottenesse dal Re Cristianissimo, che fosse cacciato di Francia.
XI.
E Arnaldo, esule d'Italia e di Francia, si ricoverò nel 1141 o 1142 in Svizzera a Zurigo, dove pare avesse già fatta una sosta di pochi giorni, nell'ultima sua dipartita da Brescia. Né vi si tenne tranquillo; l'ardore dell'idea infiammava l'uomo. - Divora la plebe vostra, come esca di pane, - grida Bernardo al vescovo di Costanza che non se n'accorgeva. Non si sa persuadere che Arnaldo sia lasciato vivere in pace. E fa sapere al vescovo che Arnaldo, sin allora, dovunque è stato, ha lasciato dietro di sé cosí turpi - si scorda che poco innanzi aveva detto, che nessuna vita fosse piú austera della sua - e cosí crudeli vestigia, che dove una volta ha posto il piede, non osa piú ritornare. La stessa patria sua, la terra dov'è nato, egli l'ha commossa molto atrocemente e perturbata. Gli errori d'Abelardo, segnalati e dannati dalla Chiesa, Arnaldo li ha difesi, li difende con lui, anzi di lui: - dove, credo, allude alla scuola aperta in Parigi dopo la condanna di Sens. - E l'avverte, che cotesto inimico della Croce di Cristo, seminatore di discordie, fabbricatore di scismi, turbatore della pace, dividitore di unità, i cui denti sono armi e saette, e la lingua una spada acuta, appena avrà attirato a sé poveri e ricchi colle blande parole e la simulazione della virtú, sicuro della benevolenza mal guadagnata e sorretto dalla familiarità di quelli, egli, il vescovo, lo vedrà insorgere contro il clero, insorgere contro lui stesso, e tempestare da ogni parte contro l'intero ordine ecclesiastico.
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