E Bernardo che, si vede, sapeva dei tumulti di Brescia, nota dove troverebbe appoggio; nella tirannide, dice, militare, cioè nell'ordine, della nobiltà minore; quello stesso in cui la riforma di Zuinglio e di Lutero troveranno il primo e principale appoggio qualche secolo dopo. Ché questa suol essere la classe nel cui seno i germi delle rivoluzioni si depongono e fecondati germogliano; quantunque poi quelle non vi si fermino, o cercano piú in giù un succhio piú acre che le alimenti.
Né si contenta Bernardo di scrivere al vescovo di Costanza. Era nel 1142 andato Legato del Papa in Germania un Guido, cardinale diacono, diverso dal Guido di Castello, che fu poi Papa Celestino II. Questi, già scolare di Abelardo e conoscente probabilmente di Arnaldo, pure non aveva potuto disconvenire che le lor dottrine fossero ereticali(12). Ora, parrebbe che cotesto Guido vedesse Arnaldo, forse a Zurigo, e gli mostrasse qualche cortesia. Bernardo se n'allarma. Lo richiama a considerare, che se all'arte e al volere di nuocere che ha già Arnaldo, s'aggiunge il favore di un cardinal legato, questa sarà una triplice corda, difficile a spezzare. Egli aveva sentito dire che il cardinale tenesse l'uomo con sé; e non sa spiegarselo se non in uno di questi due modi, o ch'egli non lo conoscesse o che ne sperasse l'emenda. La qual seconda congettura gli par piú probabile; ma egli non vi crede. «Chi fa che da questo sasso sorga un figliolo d'Abramo?». Però ammonisce solennemente il cardinale a mutare condotta; poiché quella ch'egli tiene, nutre negli altri il sospetto, che il giudizio pronunciato dal Papa su Arnaldo sia surrettizio; dove in verità il favorirlo, il mostrargli indulgenza è «contraddire il signor Papa, anzi il Signore Iddio».Bernardo non rivestiva nessuna dignità ecclesiastica, non possedeva nessun potere civile.
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