E questa è rimasta la buona; poiché quella dottrina avrebbe svelto dalle radici l'albero della gerarchia(32).
Ma neppur qui Arnaldo si fermava. Egli discuteva parecchie delle consuetudini entrate nella Chiesa, quelle sulle quali più si reggeva l'autorità del sacerdozio. Noi non sappiamo di quante lo facesse, ma certo negava la confessione. Sosteneva, dice un contemporaneo(33), che il popolo non dovesse confessare ai sacerdoti i suoi peccati, bensí piuttosto l'uno all'altro; che sarebbe stato, per vero dire, cosa piena di maggiori incomodi; e forse egli intendeva la confessione in pubblico.
C'è detto altresí, ma con qualche incertezza, che le sue dottrine sul sacramento dell'altare e sul battesimo dei bambini fossero errate; ma in che consistesse l'errore non è chiarito. Forse, d'accordo colla sua opinione sul valore del sacramento dell'Ordine, egli non credeva che il sacrificio della messa potesse essere celebrato o il battesimo conferito dal sacerdote decaduto dal suo ministero per l'obbrobrio della sua condotta.
XX.
Però questi due ultimi errori sono altresì annoverati tra quelli che Bernardo appose ad Abelardo nel Concilio di Sens: e quando si dovesse ritenere che ad Arnaldo si attribuissero nello stesso senso che al maestro, s'avrebbero a intendere affatto diversamente. L'errore sul sacramento dell'altare consisterebbe nell'aver ritenuto, che, mentre le sostanze del pane e del vino si mutano nel corpo e nel sangue di Cristo, gli accidenti di quelli rimangono in aria; dove né ciò si può dire, parrebbe, secondo la buona dottrina teologica, né che diventino accidenti del corpo e del sangue di Cristo, come voleva un Guglielmo di S. Teodorico; bensí, che durino le specie che sono, senza inerire in nessun soggetto, secondo insegna S. Tommaso, e si può piuttosto ripetere, che intendere.
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