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      II.
      Dimorò lungamente in Inghilterra, ed ivi, alla maniera dei nobili inglesi, s'educò a forti studî, senza chiudercisi dentro, e ricusare le distrazioni della vita ed i sollazzi del mondo; contrasse amicizie potenti, e sopratutto un affetto ed un'ammirazione, non solo per le instituzioni inglesi, ma per il concetto inglese della libertà, ch'è il vero. Giacchè in Inghilterra non s'intende la libertà come in Francia, dove basta, perchè si sia liberi, che il ministero deva procedere d'accordo con le maggioranze dei deputati spediti a Parigi da una maggioranza più o meno grande d'una classe più o meno larga di elettori; quantunque la mano dello Stato continui a comprimere e reggere del pari la vita dei comuni, delle province, degli individui, del commercio, dell'insegnamento. In Inghilterra invece la società stessa è libera, e lasciata padrona di sè; l'individuo, da solo o associato con altri, v'ha pienissimo il gioco delle facoltà sue, e la società è libera non solo perchè il governo ha a dare ragione di sè ai deputati, ma perchè l'azione sua non si surroga a quella d'ogni altra forza sociale. E questo fu poi il concetto di libertà, che il conte di Cavour portò a suo tempo al governo: quantunque sin oggi(1) le quistioni, ora di finanze, ora di politica, gli abbiano preoccupato l'animo ed impedito di attuarlo in altro che nelle sue conseguenze economiche.
      E questo suo amore dell'Inghilterra non fu poi una delle sue minori colpe agli occhi del partito democratico e del retrivo, nel Piemonte, quando egli, ritornato in patria, cominciò a prender parte alla vita politica e ad ascenderne uno dopo gli altri i gradini.


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Camillo Benso di Cavour
di Ruggero Bonghi
1924 pagine 116

   





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