Anzi, il conte Cavour si può, come scrittore, allegare a prova di quanto sia falsa la massima che lo stile sia l'uomo: giacchè sonvi pochi scrittori in cui l'animo sia più risentito e colorito, e pure si riverberi e s'imprima meno nella parola.
I suoi scritti hanno a soggetto questioni economiche, politiche, agricole o finanziarie(3): e rispetto alla cognizione dell'uomo e del futuro suo indirizzo politico, due sono i più notevoli: quello Sulle idee comuniste e sulla maniera di combatterle, e l'altro Sullo stato dell'Irlanda ed il suo avvenire. Nell'uno e nell'altro si riconosce quella vasta e compiuta maniera di concepire il soggetto, e di sviscerarlo, che dicevamo sua propria. In lui con lo scienziato e con lo storico si vede già unita quella propria e particolare qualità dell'uomo di Stato, che consiste nell'abbracciare d'una occhiata tutta l'arruffata matassa delle cause e degli effetti sociali, nel non estrarne e considerarne da sè una serie sola; anzi d'ogni fatto di cui si cerca le origini, riconoscere o per una divinazione difficile a ragionare, come accade alla più parte degli uomini di Stato, o per una consapevole e ragionata convinzione, come accade al Cavour, riconoscere, ripeto, in quanto e quale intreccio sia con altri fatti, e quale modificazione nasca in ciascheduno degli elementi sociali da questa sua complicata coesistenza cogli altri. Così, dove parla delle idee comuniste, non ischiva di mostrare quanto arduo sia il contrasto, che si deve sciogliere per confutarle a fil di logica, tra due diritti, i quali paiono inconcussi del pari, quello della vita, e l'altro di proprietà. Egli prova come questo contrasto non sia tra due diritti assoluti, i quali non si potrebbero contraddire, ma bensì tra due dritti relativi, e de' quali ciascheduno non ha valore che in un certo giro.
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