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      Le ragioni che il Cavour dà della nessuna utilità di quella rivocazione, anzi del danno che ne sarebbe risultato all'Irlanda stessa, provano una cognizione accurata e pratica delle intenzioni e de' maneggi dei partiti: come non mostra minore acutezza nel discernere quanto ci fosse di posticcio e di vero, di ipocrita e di sentito nel gridìo universale contro la tirannide inglese; e quanta ignoranza del mirabile edifizio dell'inglese costituzione si manifestasse nei giudizî contraddittorî che si portavano presso di noi, sulle forze reciproche dell'Inghilterra e dell'Irlanda, e sugli effetti di quella lotta, ogni di cui fase pareva ai politici nostri una ruina compiuta, evidente ed irreparabile ora dell'una parte, ora dell'altra. E finisce coll'indicare i veri mezzi che il governo inglese avrebbe potuto adoperare; e son quelli, di fatto, che ha poi applicato e va di mano in mano applicando alla cura di quell'ammalata: la maggiore diffusione dell'istruzione popolare, lo sviluppo del commercio e dell'industria, i lavori pubblici promossi, il sistema inglese della beneficenza legale maggiormente esteso, le leggi sulla proprietà territoriale riformate; e mostra come a procurare ciascheduno di cotesti fini l'unione de' due paesi dovesse avere maggiore efficacia della loro disunione.
      È troppo osservabile in questo scritto il ritratto che il Cavour disegna dell'illustre Pitt, perchè non ci paia bene di metterlo avanti agli occhi de' nostri lettori. Parecchi sarebbero tentati di credere che molti tratti della fisonomia dello statista inglese convengano a maraviglia a quella dell'italiano.


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Camillo Benso di Cavour
di Ruggero Bonghi
1924 pagine 116

   





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