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      Di fatto, scrive così: "E' corre, in genere, un giudizio molto falso su questo illustre uomo di Stato. E' si commette un errore gravissimo rappresentandoselo come il partigiano di tutti gli abusi, di tutte le oppressioni a modo d'un lord Eldon, o d'un Principe di Polignac. Ben altro; il Pitt aveva i lumi del suo tempo: il figlio di lord Chatam non era l'amico del despotismo, nè il campione dell'intolleranza religiosa. Spirito potente e vasto, amava il potere come un mezzo, non come un fine. S'introdusse nella vita politica col fare la guerra all'amministrazione retriva di lord North, ed appena ministro, uno de' suoi primi atti fu di proclamare la necessità di una riforma parlamentare. Certo, il Pitt non aveva una di quelle anime ardenti che si appassionano per i grandi interessi dell'umanità, che non guardano, quando li vedano pericolare, nè agli ostacoli che loro si frappongono, nè a' danni che il loro zelo può cagionare. Non era uno di quegli uomini che vogliono riedificare la società da capo a fondo coll'aiuto di concetti generali e di teoriche umanitarie. Ingegno profondo e freddo, spoglio di pregiudizî, non era animato che dall'amore della sua carriera; vide le parti difettose del corpo sociale, e volle correggerle. Se avesse continuato a esercitare il potere in un periodo di pace, di tranquillità, sarebbe stato un riformatore alla maniera del Peel e del Canning, accoppiando l'arditezza e l'ampiezza delle viste dell'uno con la saggezza ed abilità di quelle dell'altro. Ma quando vide spuntare sull'orizzonte l'uragano della rivoluzione francese, con la perspicacia propria delle menti che sovrastanno, previde i guasti de' principî demagogici, e i pericoli che avrebbero suscitati all'Inghilterra.


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Camillo Benso di Cavour
di Ruggero Bonghi
1924 pagine 116

   





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