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      Insomma, gli si facevano incontro de' tempi fortunatissimi, in cui l'uomo di Stato non avrebbe trovato de' fini contraddittorī, al conseguimento dell'uno de' quali avrebbe dovuto sacrificar l'altro. La libertą, la patria, il Re, mostravano una stessa strada, nuova, davvero, ma a un occhio sicuro di certa riuscita. Bisognava che de' pregiudizī non gl'impedissero di rompere parecchie tradizioni: e gli studī e la conoscenza de' varī popoli avevano nell'animo del Cavour estinti i pregiudizī. Bisognava avere perspicacia sufficiente per iscovrire la meta, e contare, con animo equo e non trepido, le forze che vi avrebbero incagliato ed aiutato nel cammino. Bisognava, scoverto il cammino e la meta, mettersi con animo audace e risoluto all'impresa. E perspicacia, audacia, e risolutezza covavano nell'animo ancor giovenile del Conte; e non mancavano che le occasioni perchč apparissero al mondo.
      IV.
      Quando il Conte fu da' suoi viaggi e dai suoi studī ritornato in Piemonte, non fu de' meno pronti a procurare presso i suoi concittadini la diffusione di quel moto de' migliori concetti economici e civili, del quale era stato testimone oltre Alpe. A lui questa diffusione doveva parere migliore preparazione a libertą politica, che non l'assaltare di tratto in tratto i governi con successi degni di riso, se il sangue sparso non li avesse fatti degni di pianto. Ebbe mano alla fondazione degli asili infantili, e fece parte della direzione; quantunque dopo alcun tempo ne dovette uscire, pregato di farlo dal presidente Cesare Saluzzo per il bene della societą, alla quale avrebbe potuto portar danno e pericolo la sua riputazione di troppo liberale(6). E fu poi di quegli i quali nel maggio 1842, proposero al Re un disegno di statuto d'un'associazione agraria, di cui fu eletto a presidente il marchese Alfieri di Sostegno, ed il Cavour stesso, gią membro di una Commissione superiore di Statistica, nominato consigliere.


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Camillo Benso di Cavour
di Ruggero Bonghi
1924 pagine 116

   





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