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      Ma l'opposizione andava a' versi alle passioni che si chiamano popolari, perchè suscitate abilmente nella parte più schiamazzatrice e torbida delle plebi. E il Cavour, piuttosto che andare cauto nello sfidarle, le provocò spesso contro di sè, esponendosi nella Camera alle grida delle tribune, e di fuori, ai fischi della piazza, a' sarcasmi e alle calunnie della stampa. Chi, per censurarlo della sua fiducia nell'Inghilterra, chiamava il suo giornale Milord Risorgimento, come egli stesso ricordò poi, non senza risa degli ascoltanti, in un suo discorso(20): chi gridava che il lord Camillo, direttore del Risorgimento, non fosse paragonabile che col cav. Regli, direttore del Pirata, l'uno abilissimo, a sostenere i ministeri senza cervello, come l'altro a difendere cantanti senza voce e ballerini senza gambe(21). Ma lo spirito, come il Cavour stesso ebbe a dire, strabocchevole di codesti scrittori non bastava a distoglierlo dal difendere un'amministrazione i cui fini erano retti e la condotta savia.
      Con quanta determinazione il Cavour si mettesse all'opera della difesa di quel ministero, pochi tratti della sua vita parlamentare di que' tempi bastano a dimostrarlo; e a noi non è possibile di trasandarli, come quelli che ci scolpiscono di gran rilievo le risentite fattezze della sua persona. Nella tornata del 20 ottobre 1848, interpellati i Ministri quanto tempo avrebbero ancora soprasseduto alla ripresa della guerra, rispondevano, che avrebbero aspettato o che una occasione si presentasse di romperla, o che la mediazione, offerta da Francia ed Inghilterra, ed accettata da' ministri precedenti come da loro, fosse rimasta vuota d'effetto.


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Camillo Benso di Cavour
di Ruggero Bonghi
1924 pagine 116

   





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