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      Si dovesse, concludeva, lasciare "il governo del Re libero di determinare nell'intimo della sua coscienza quale sia l'ora la più opportuna per rompere la guerra. Quell'ora suprema potrà suonare domani, potrà suonare fra una settimana, fra un mese (susurro), ma qualunque volta essa suoni ci troverà, ne son certo, pienamente riuniti e concordi sui mezzi della guerra, come lo siamo già tutti sul principio di essa (applausi)". Il pubblico, che susurrava dalla procrastinazione annunciata possibile d'un mese, n'aspettò poi sei; e la guerra avrebbe avuto forse contrarî effetti se si fosse aspettato, per alcune settimane di più, che l'Ungheria, pronunciando la sua indipendenza, avesse avverate le parole del Cavour.
      In quella tornata fu però turbata parecchie volte la dignità della Camera, e gli applausi e i fischi delle tribune interruppero parecchie volte i discorsi degli oratori. Il Cavour, nel più forte della burrasca, si leva in piedi e grida e rimprovera al Gioberti Presidente, di non far rispettare la dignità della Camera (schiamazzi dalla galleria), perchè non vi è libertà dove si permette che gli applausi... (interruzione) dichiaro altamente in faccia al paese, a quelli che cercano di volercene imporre... (nuovi rumori dalla galleria e dalla sinistra).
      Il 22 novembre ebbe a difendere la Guardia Nazionale di Torino contro alcune accuse del Brofferio; e poichè le tribune, che avevano con beffe e rumori interrotto il suo discorso, seguitavano, mentre discorreva il ministro degli interni, a strepitare, il Cavour si levò e invitò il vice-presidente Demarchi a farle sgombrare.


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Camillo Benso di Cavour
di Ruggero Bonghi
1924 pagine 116

   





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