Il Cavour, adunque, accettato l'invito del Re, compose un ministero, in cui egli fu presidente e ministro di Finanze, e prese a compagni il Dabormida agli Esteri, il San Martino agli Interni, il Lamarmora alla Guerra, il Boncompagni alla Grazia e Giustizia, il Paleocapa a' Lavori pubblici e il Cibrario alla Pubblica Istruzione, i quali tutti, dal Dabormida e dal San Martino in fuori, avevano presa parte all'amministrazione del d'Azeglio. Ma nello scorcio del 1853, volutosi per ragioni affatto private ritirare il Boncompagni, il Cavour, continuando nell'avviamento già preso, suggellò il patto col centro-sinistro, proponendo a ministro di Grazie e Giustizia il Rattazzi; il quale, quando il San Martino s'ebbe più tardi a dimettere, s'addossò del pari la reggenza provvisoria degl'Interni.
Il Rattazzi, dopo passato ministro stabile degl'Interni verso la fine del maggio 1855, quando fu affidata l'amministrazione della Giustizia al Deforesta, durò al ministero sino al dicembre 1857. Allora la non prevenuta congiura mazziniana di Genova, e le mal sorvegliate elezioni, dalle quali nella nuova Camera era venuto fuori per intrighi e brogli elettorali un nugolo di deputati retrivi, furono cagione che l'ora pubblica gli si suscitasse contro, ond'egli, con giusto criterio e nobile prova d'amor patrio, dette non richiesto le sue dimissioni, affinchè fosse reso più agevole alla parte liberale il governo, e questa avesse maggiore probabilità di vincere nelle elezioni de' collegi ancor vacanti.
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