Se non che Roma è astuta, e si contenta delle apparenze. L'ipocrisia è un ossequio alla virtù; e l'ottenere che vi si ceda, anche apparentemente, è una prova che la vostra riputazione di forza se n'è migliorata ed aumentata.
Più pericolosa era la inimicizia d'Austria, contro la quale bisognava tener ferma ed alta quella bandiera inalberata da Carlo Alberto, bandiera di libertà e d'indipendenza italiana, che ad essa minacciava rovina. E l'Austria lo sentiva, nè nascondeva a se medesima, che, quando il Piemonte fosse lasciato andare per la nuova via, sarebbe ad essa rimasto impossibile di continuare per l'antico suo indirizzo e di rimanere alla lunga padrona di Lombardia e della Venezia. Bisognava adunque far prova a riprese d'audacia e di prudenza, non recidendo nessuna parte del programma italiano annunciato nel 1848, ma non rischiando neanche di averlo momentaneamente a sopprimere per la prevalenza delle armi altrui. Il Cavour, quindi, nel tratto dei dieci anni, senza provocar mai una guerra, che al Piemonte da solo sarebbe stata rovinosa, compì egli stesso o s'associò a quei ministri che compirono atti solenni coi quali si fece fronte, nel giro della diplomazia, alle pretensioni e alle minacce dell'Austria. Quando questa, con insigne violazione di diritto, ebbe, nel 1853, sequestrati i beni di parecchi cittadini piemontesi per punirli di colpe non loro, il Dabormida, ministro degli esteri nel ministero di cui il Cavour era capo, protestò gagliardamente con un memorandum spedito a tutti i gabinetti d'Europa.
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