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      Ognuno previde che i soldati piemontesi che andavano in Crimea a combattere allato ai Francesi non avrebbero avuto solo quelle lontane battaglie comuni con questi, e che ben presto, sopra un campo di guerra più vicino, avrebbero fatta comune prova di valore. Ma un partito nel Parlamento non lo vide, o non lo volle vedere; e fu fortuna del Piemonte che allora, come prima, la maggioranza si stringesse d'intorno all'opinione dell'abile Conte.
      Il valore che i soldati piemontesi in Crimea, comandati da quello stesso Alfonso Lamarmora da cui era stato rifatto l'esercito, avevano mostrato al mondo, ristorò la riputazione militare del paese; come, d'altra parte, l'ordinato uso della libertà e l'intelligenza e l'applicazione delle sane dottrine economiche avevano aumentata la riputazione civile del Piemonte e ristorata per mezzo suo quella d'Italia agli occhi d'Europa; giacchè davvero que' moti, piccoli e subitanei, che avean preceduto e seguito il quarantotto, se potevano persuadere l'Europa che un partito avverso a' governi ci fosse in Italia, e non mancasse di pervicacia e di ardire, avevano però anche dovuto darle cagion di credere, che questo partito fosse scarso di numero come di mezzi, assistendo le popolazioni con tanta noncuranza alle sue continue disfatte. Oltre di che, parecchi de' mezzi adoperati da cotesto partito erano di tal natura, che il solo vederli prescelti arguiva non solo un certo scadimento morale nell'indole di quelli che li adoperavano, e per riverbero, della nazione a cui questi appartenevano, ma anche una certa smania rabbiosa e sconsigliata, che pareva scaturire, anzichè dalla speranza di raggiungere il fine, dalla disperazione di non poterlo ottenere.


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Camillo Benso di Cavour
di Ruggero Bonghi
1924 pagine 116

   





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