Stende egli ora il suo sguardo, il Cavour, non solo all'Isonzo, ma all'estremo confine dell'Italia meridionale? Spera egli o crede di potere del mezzogiorno d'Italia farne tutt'uno con questo dell'Italia centrale? Aspetta egli questi avvenimenti, che s'accavallano l'uno sull'altro miracolosamente, o li dirige ancora? Sarà egli sempre la prima figura del rivolgimento italiano, o si vorrà rassegnare a diventar la seconda? Io credo che diriga egli, ed io spero che voglia e possa continuare a dirigerli lui, perchè non credo che l'effetto finale possa essere durevolmente raggiunto, se il corso dei fatti non è diretto da una mente la cui attitudine sia già provata, e la cui audace prontezza sia temperata dall'abile consiglio; giacchè solo una mente di cotal tempra, intendendo quali sieno e devano essere le instituzioni liberali che ci reggono, può sapere erigere sopra di esse, come sopra base saldissima, quell'edificio, che il Cavour stesso diceva, dodici anni fa, dover essere l'onore ed il decoro dell'età presente, la libertà e l'indipendenza d'Italia.
X.
Adunque, l'ultima pagina di questa biografia è da scrivere. Sarà quella di maggior rilievo, e darà valore e significato a parecchie delle precedenti.
Torino, 15 aprile 1860.
???O???
I.
Nei giorni che io finivo di scrivere l'ultima pagina del precedente racconto, era molto intricata la condizione d'Italia. Un uomo di Stato, come il conte di Cavour, trovava molti intoppi da ogni parte, nè poteva facilmente risolvere di dove s'avesse a fare per superarli.
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