Ora, al governo del Re il Garibaldi non era benevolo, e l'ostilità sua si riconobbe alle inattese e non concesse richieste, e alla subitanea partenza; al che s'aggiungeva, che il nuovo governo aveva necessariamente a trovarsi combattuto da tutti i municipali di qualunque sfumatura fossero, da tutti i repubblicani, e da tutti quelli, che un governo ha inimici, perchè nel governo hanno freno.
A cotesta opera difficilissima, che gli era commessa, il governo del Re davvero si mise con molto maggiore precipitazione che consiglio. Vi ha, del resto, una impazienza naturale nella mente del conte Cavour; per la quale è disposto o a negligere o a disprezzare le complicazioni interne, persuadendosi d'averle a risolvere col volarci di sopra piuttosto che col farcisi incontro. Curando poco come e da chi si governasse nelle provincie napoletane, nè sperando che i mali che vi erano, si potessero con successo curare con una diligenza assidua e minuta, presuppose, che nello sviluppo successivo e felice della rigenerazione italiana s'avesse solo a fidare per venirne a capo.
Così, non si schivò di aumentare a principio i semi di disordine che già erano troppi. Era, di certo, necessario che l'esercito meridionale si sciogliesse: giacchè per la natura di quelli che lo componevano e la qualità della sua organizzazione, non c'era modo, che stesse insieme. Ma era, di certo, imprudentissimo di scioglierlo nelle stesse provincie meridionali, nelle quali i tenaci dispetti di volontarî, che si presumevano offesi nei loro diritti e nei loro amori, si sarebbero aggiunti a' malumori d'ogni sorta che pullulavano da ogni parte.
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Garibaldi Cavour
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