Vengo alla Venezia.
Per quanto sia intenso l'affetto che noi tutti portiamo per questa illustre martire, noi tutti, credo, riconosciamo che non si potrebbe in ora rompere la guerra con l'Austria.
Non si può, perchè non siamo ordinati; non si può, perchè l'Europa non lo vuole. Io so che quest'obbiezione non sarà forse ritenuta buona da alcuni oratori che credono si debba tener poco conto dell'opposizione delle altre potenze; tuttavia, o signori, io mi credo in dovere di respingere questa opinione e di far osservare come fu sempre dannoso pei principi e pei popoli il non voler tener conto dell'opposizione delle grandi nazioni.
Noi abbiamo avuto esempi di catastrofi immense dovute a questa mancanza di rispetto ai sentimenti delle altre nazioni. Sul principio di questo secolo, il più illustre guerriero dei tempi moderni pose in non cale l'opinione dei popoli d'Europa, e, malgrado il suo genio straordinario e le sue infinite risorse, cadde dopo alcuni anni di regno, e cadde miseramente, per non più risorgere, sotto gli sforzi riuniti dell'Europa.
In tempi più vicini a noi un altro imperatore, che contava pur esso i suoi soldati a centinaia di migliaia, e soldati che per valore sono a nessuno secondi, quest'imperatore non volle farsi consapevole dell'opinione delle altre potenze, e credette di poter sciogliere a sua volontà la sua vertenza coll'impero ottomano. Ebbene, questo gran potentato non tardò a dover pentirsi ed a pentirsi amaramente di non aver tenuto conto degli interessi e dell'opinione del resto d'Europa.
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